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Read MoreAspetti naturalistici del territorio di Riano
Presentiamo una veloce panoramica degli aspetti botanici e naturalistici che caratterizzano il nostro territorio.
Seppure sia un breve studio, questo scritto fa parte di un grande sforzo fatto da parte di alcuni cittadini di Riano per attestare le bellezze del territorio di Riano quando c’era più bisogno di dimostrarlo, ovvero nel 2019 durante la lotta contro l’ipotesi di un progetto di discarica.
Appunti di Botanica del territorio di Riano
A cura della prof.ssa Anna Lisa Rossi
Riano si trova in un territorio di transizione tra l’ambiente acquatico e quello terrestre. Queste zone ecotonali costituiscono un mosaico di importanza ecologica straordinaria, fasce tampone per i nutrienti, aree di riproduzione e svezzamento per l’ittiofauna, rifugio per la fauna selvatica, rotte di transito per gli uccelli migratori ed altri animali, regolazione idrogeologica, elevata diversità biologica, ricco pool genetico per la microevoluzione, regolatore e stabilizzatore del clima, corridoio di collegamento tra diversi ecosistemi. La complessità e la grande specializzazione delle comunità igrofile conferisce alla loro componente vegetale caratteri atipici rispetto alla flora e alla vegetazione di aree anche molto prossime. Le formazioni delle zone umide sono accomunate da una grande fragilità ecologica determinata dalla disponibilità del fattore “acqua” e dalla progressiva pressione antropica. I biotopi delle zone umide sono da considerarsi importanti serbatoi e regolatori del sistema idrico complessivo.
In ambito generale la regione temperata di transizione vede una vegetazione forestale organizzata in:
formazione boschiva in cui più largamente rappresentata nel territorio in esame è Quercus cerris. Tale specie presente un po’ ovunque, con estensioni variabili, sia in settori pianeggianti che sui rilievi collinari, dove il substrato prevalente è costituito da piroclastiti (M. Ramiano-Ponzano, I due Cancelli-Riano). Il cerro è la specie dominante e caratterizza quindi fisionomicamente queste formazioni. Nel nostro caso, infatti, i boschi di cerro connotano il paesaggio vegetale dell’intera area. Le specie che accompagnano Quercus cerris allo strato arboreo dominante sono Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia e Acer obtusatum, le quali si mostrano meno frequenti e con minore copertura percentuale;
il secondo strato arboreo vede abbondanti Fraxinus ornus, Acer campestre, Carpinus orientalis e la stessa Quercus cerris; in subordine sono presenti Sorbus domestica, Sorbus torminalis e Quercus pubescens.
La fisionomia dello strato arbustivo è data da Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, il più raro Crataegus oxyacantha, Euonymus europaeus, lo stesso Carpinus orientalis, Cornus sanguinea, Cornus mas, e dalle meno frequenti Cercis siliquastrum, Acer monspessulanum, Quercus ilex.
Lo strato erbaceo è caratterizzato fisionomicamente da Ruscus aculeatus, Hedera helix, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Smilax aspera, Rosa sempervirens, Cyclamen hederifolium, Melica uniflora, Viola spp., mentre contribuiscono ad una caratterizzazione floristico-vegetazionale le meno frequenti Lathyrus venetus, Cyclamen repandum, Buglossoides purpurocoerulea, Anemone apennina, Melittis melissophyllum. Frequenti sono le lianose Tamus communis e Clematis vitalba.
Il territorio di Riano rientra in ambito climatico come:
Zona 7 – REGIONE TEMPERATA DI TRANSIZIONE
TERMOTIPO COLLINARE
INFERIORE/SUPERIORE O MESOMEDITERRANEO SUPERIORE – OMBROTIPO UMIDO INFERIORE – REGIONE
MESAXERICA (sottoregione ipomesaxerica)
MORFOLOGIA E LITOLOGIA: pianure
e deboli rilievi collinari. Alluvioni del F.Tevere; piroclastiti; conglomerati;
sabbie pleistoceniche.
LOCALITA’: valle del F.
Tevere tra Orte e Monterotondo.
VEGETAZIONE FORESTALE PREVALENTE: querceti a roverella e cerro con elementi della flora mediterranea.
Vegetazione a salici, pioppi e ontani. Potenzialità per Quercus robur, Q.
cerris, e Q. frainetto.
Serie del cerro: Teucrio siculi –
Quercion cerris.
Serie della roverella e del cerro:
Ostryo – Carpinion orientalis.
Serie del leccio (fragm.): Quercion ilicis.
Serie dell’ontano nero, dei salici
e dei pioppi: Alno – Ulmion; Salicion albae.
Alberi guida (bosco): Quercus
cerris, Q. pubescens s.l., Q. robur, Ulmus glabra.
Arbusti guida (mantello e cespuglieti): Mespilus germanica, Cornus sanguinea, Asparacus acutifolius,
Clematis vitalba, Prunus spinosa, Spartium junceum, Ligustrum vulgare,
Paliurus spinachristi, Pyracantha
coccinea, Rosa sempervirens.[1]
[1] Tonelli, W.(2006) – Piano di tutela delle acque della Regione Lazio -Relazione
vegetazionale -Stato vegetazionale dei bacini e Protezione fornita dalla
vegetazione. Regione Lazio -Dipartimento
Territorio. Roma. 262 pp
In vicinanza dei fossi, si rinvengono aspetti locali di un bosco mesofilo, molto spesso in stretto contatto con le cerrete presenti nell’area. Lo strato arboreo, oltre che da Quercus cerris, è costituito da specie che rivelano il carattere mesofilo della cenosi quali Quercus robur, Carpinus betulus, Acer obtusatum, alle quali si possono localmente accompagnare Acer campestre, Populus alba e Castanea sativa.
Lo strato arbustivo è sempre dominato da Corylus avellana, ma costantemente presenti, anche se in modo sporadico, sono Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus e Ligustrum vulgare.
Il sottobosco erbaceo è costituito sia da specie presenti anche nei boschi di cerro, sia da elementi che connotano in senso mesofilo i popolamenti in questione, quali Vinca minor, Ajuga reptans, Primula vulgaris, Symphytum tuberosum, Pulmonaria saccharata, Galanthus nivalis. Questi limitati lembi forestali rappresentano, probabilmente, quel che rimane di formazioni in passato più estese nella valle, e oggi ridotte a causa delle modificazioni del territorio da parte dell’uomo.
Di limitata estensione rinvenuti nei comuni di Riano e Filacciano, su substrato tufaceo nel primo caso e sabbioso nel secondo, si ritrovano inoltre popolamenti a Ostrya carpinifolia (carpino nero). Collocandosi in un contesto territoriale di bosco climacico a dominanza di querce, essi vanno intesi come aspetti degradati di quest’ultimo, dove la dominanza del carpino nero è conseguenza di una intensa utilizzazione antropica tendente a favorire questa specie rispetto al cerro. Accanto al carpino nero, Acer campestre, Fraxinus ornus, raramente Quercus cerris e Acer obtusatum;
il sottobosco è fisionomicamente caratterizzato da Ruscus aculeatus, Hedera helix, Asparagus acutifolius, Lonicera caprifolium, Rubia peregrina, Melica uniflora[1].
Per quanto riguarda la storia floristica del Lazio, numerosi sono stati i botanici che hanno percorso il nostro territorio lasciando testimonianze sia edite che inedite nei numerosi esemplari d’erbario. Nella valutazione della distribuzione dei taxa floristici dal punto di vista geografico il territorio di Riano fa parte del Settore 6 – Val Tiberina, sotto-settore Valle del Tevere-Monte Soratte (gruppo a).
In particolare il territorio di Riano si distingue perché risultano presenti (da catalogo) le seguenti specie:
- Arisarum proboscideum: specie comune, tipica di boschi, radure, arbusteti, amb. Umidi, 0-1000m;
- Crocus suaveolens: luoghi incolti, boscaglie, prati aridi, macchie, da 0 a 1000m;
- Iris japonica: boschi, ruderi, 0-200m;
- Eragrostis curvula, prati, 100m;
- Adonis flammea: specie rarissima a rischio di estinzione di zone coltivate, 100m;
- Cydonia odlonga: entità alloctona che forma popolamenti stabili in boscaglie, incolti, coltivati, 0-1000m;
- Euphorbia characias: tipica di dune, incolti, ruderi, rupi, talora boscaglie e macchie, 0-1000m;
- Teesdalia coronopifolia: entità rara a rischio di estinzione tipica di pratelli, incolti aridi, tufi, 50-1000m;
- Pulmonaria apennina: boschi di latifoglie, radure, 200-1600m.[2]
[1] Tonelli, W.(2006) – Piano di tutela delle acque della Regione Lazio -Relazione vegetazionale -Stato vegetazionale dei bacini e Protezione fornita dalla vegetazione. Regione Lazio -Dipartimento Territorio. Roma. 262 pp
[2] Anzalone B., Iberite M., Lattanzi E., 2010 – La Flora vascolare del Lazio. Inf. Bot. Ital. 42(1):187-317
Aspetti naturalistici di rilievo
A cura della ricercatrice e biologa Marilena Marconi
Alla luce di quanto presentato finora, l’Agraria costituisce un’area dalle grandi potenzialità naturalistiche. La sua ubicazione compresa tra la Riserva Naturale di Nazzano, Tevere-Farfa a nord-est, il Parco di Veio a ovest, e la Riserva Naturale della Marcigliana a sud-est, conferiscono all’Agraria un potenziale ruolo di raccordo tra queste aree protette. Inoltre, la circoscrizione nel contesto urbano del Comune di Riano e le vie di comunicazioni della Provincia di Roma, la Ferrovia AV Roma-Milano e l’A1 diramazione Roma Nord, lo rendono una possibile “isola” di ricovero per molte popolazioni di specie animali, sia stanziali, sia migratorie.
Nell’area di Fontana Larga la presenza di siti estrattivi abbandonati da oltre trent’anni costituiscono infine un’opportunità unica per approfondire lo studio dei processi naturali coinvolti nelle dinamiche vegetazionali e ampliare le conoscenze sulle modalità di riabilitazione e conservazione delle aree estrattive nell’ambito della restaurazione ecologica.
Numerosi studi hanno evidenziato il grande potenziale delle aree estrattive abbandonate come “rifugi” per specie animali e vegetali, soprattutto quando si trovano adiacenti a contesti antropizzati come quelli urbani e industrializzati. Il loro ruolo conservativo è stato infatti riportato per molte specie di piante vascolari (Wheater & Cullen 1997), Lepidotteri (Benes, Kepka & Konvicka 2003), Aracnidi (Tropek & Konvicka 2008) e Imenotteri (Krauss, Alfert & Steffan-Dewenter 2009). Inoltre le cave abbandonate sperimentano uno stato iniziale abiotico e di scarsa produttività (Schulz & Wiegleb 2000; Novak & Prach 2003) che è ormai raro da ritrovare nei moderni paesaggi, dove i suoli vengono sottoposti a un uso massiccio di fertilizzanti. Queste condizioni estreme promuovono la formazione dei primi stadi successionali delle comunità vegetali, le quali comprendono quelle specie che sono a rischio di scomparire nei contesti agricoli (Thomas, Morris & Hambler 1994; Hoekstra et al. 2005; Wenzel et al. 2006).
Gli effetti delle differenti pratiche di bonifica sulla biodiversità e le successioni ecologiche sono già stati esaminati in passato (Brofas & Varelides 2000; Cano et al. 2002; Moreno-Peñaranda et al. 2004; Martínez-Ruiz et al. 2007; Clemente et al. 2016). La maggior parte di questi studi analizzano la formazione dei primi stadi successionali in archi temporali brevi (Baasch et al. 2012), mentre i risultati di cronosequenze più lunghe sono disponibili solo dal confronto tra luoghi differenti piuttosto che da un medesimo sito (Wiegleb & Felinks 2001; Mota et al. 2003).
L’area comprende diversi bacini di acqua permanenti originatisi dall’affioramento della falda freatica in seguito alle attività estrattive, tra cui la nota ex-cava di Napoleone che ha formato negli anni il caratteristico laghetto.
L’impatto sensoriale in questi siti è lo stesso che si ha vedendo quei luoghi nei quali l’intervento umano (tradito solo dalla presenza delle alte pareti tufacee) non è più riconoscibile, e la natura, nel suo evolversi dinamico, è di nuovo protagonista.
Le sponde di questi bacini sono caratterizzate da un’elevata varietà vegetale:
Si riconoscono lo strato della VEGETAZIONE PALUSTRE, rappresentata dalla cannuccia di palude (Phragmites australis), quello delle FORMAZIONI BOSCHIVE IGROFILE (Popolus alba, Popolus nigra, Salix sp., Ulmus minor) e delle FORMAZIONI BOSCHIVE MESOFILE (Quercus ilex, Quercus robur, Acer campestre).
La lenticchia d’acqua (Lemna minor) costituisce la specie dominante della VEGETAZIONE SEMISOMMERSA. Importante è altresì la presenza di numerose specie che formano parte della comunità faunistica.
Tra gli Anfibi si osservano esemplari di rane verdi (Pelophylax sp.), mentre tra i Rettili Testudinati è presente la specie esotica Trachemys sp. Per quanto riguarda i Mammiferi si trovano volpi (Vulpes vulpes), tane e latrine di istrici (Hystrix cristata Linnaeus 1758). Le pareti tufacee rappresentano invece dei siti eccezionali per la nidificazione dei gruccioni (Merops apiaster Linnaeus 1758). Tra gli Invertebrati si osservano Odonati Zygoptera, Calopterys sp.
Specie protette dalla Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
A cura del fotografo Massimo Simeone
Il territorio rianese è di particolare interesse anche per la presenza di notevoli specie di volatili.
Essendo un territorio vasto e inserito all’interno della campagna romana, è facile avvistare uccelli comuni come:
• rondine (Hirundo rustica)
• passera d’Italia (Passer italiae)
• cornacchia grigia (Corvus corone cornix)
• corvo comune (Corvus frugilegus)
• gazza (Pica pica)
Per quanto riguarda la tutela e salvaguardia dei volatili, riportiamo gli articoli 1, 2 e 3 della Direttiva Uccelli , approvata nel 2009, che ci aiutano in un ragionamento più vasto e strategico:
Articolo 1
1. La presente direttiva concerne la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato. Essa si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento.
2. La presente direttiva si applica agli uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat.
Articolo 2
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1 a un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative.
Articolo 3
1. Tenuto conto delle esigenze di cui all’articolo 2, gli Stati membri adottano le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire, per tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1, una varietà e una superficie sufficienti di habitat.
E’ con queste parole che la Commissione Europea delinea in maniera molto chiara come i paesi membri debbano comportarsi per la tutela e salvaguardia nei confronti delle popolazioni di uccelli, di cui ha stilato nell’Allegato I un elenco di 98 specie protette soggette a “speciali misure di conservazione”. L’Italia ha a sua volta stilato un elenco di specie particolarmente protette, in funzione della popolazione e degli habitat a rischio.
Presentiamo le specie riconosciute e di rilievo di uccelli (specie protette e particolarmente protette), riprese fotograficamente nei Quarti dell’Agraria:
Airone guardabuoi, nome scientifico: Babulcus ibis Linnaeus 1758, Falco lodolaio, nome scientifico: Falco subbuteo Linnaeus 1758, Falco pellegrino, nome scientifico: Falco peregrinus Tunstall 1771 (specie particolarmente protetta), Gruccione, nome scientifico: Merops apiaster Linnaeus 1758
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